E sono 3...!!! Ragazzi, ce l'ho fatta, sono arrivato in fondo!
4h47'23" il real time ma vi assicuro che vale molto di più di quanto non appaia: la ColleMar-athon è una Maratona bellissima, suggestiva, affascinante e stupendamente organizzata, dove mi sono sentito più "coccolato" che a New York. Ma tremendamente dura, piena di salite che spaccano le gambe, quest'anno resa ancora più difficile da una tramontana tesa che ha spirato incessantemente in direzione quasi sempre contraria a quella di corsa.
Ma andiamo per ordine.
Dicevo della bellezza e del fascino: pur conoscendo bene la maggior parte dei luoghi dove la Maratona transita, passarci correndo è tutt'altra cosa. Si parte dall'ingresso della cinta muraria di Barchi, un paesino di 1.000 abitanti nell'entroterra a circa 30 km dal mare. E' un borgo molto suggestivo che risale al '500, arroccato su una collina da cui si gode un panorama mozzafiato sulle vallate e sui paesi circostanti. La partenza è emozionante: un colpo di bombarda mediovale sparato da un figurante in costume storico segna l'inizio della corsa e migliaia di coriandoli colorati vengono sparati sui partecipanti nei primi metri dopo lo start. Io ero talmente emozionato e concentrato nell'automotivarmi che mi sono addirittura scordato di far partire il cronometro del Garmin, cosa mai successa finora. Il primo km è una discesa secca e insidiosa perché "facile" e quindi si rischia di strafare e pagarla poi. Ma l'illusione dura poco, perché dopo il 2° km la strada comincia a salire verso Mondavio, uno dei gioielli delle Marche. E' un borgo-castello medioevale perfettamente conservato, dove la Maratona prima costeggia le imponenti mura esterne e poi transita dentro al castello (dove la castellana in costume accoglie i partecipanti), nelle sue segrete e nel cortile dove campeggiano diversi strumenti bellici medioevali tra cui una catapulta in legno. Lì il cartello del 5° km indica che si è solo all'inizio e che la strada è ancora lunghissima. Il tempo di vedere altri figuranti in costume storico tra cui trombettieri e sbandieratori e la Maratona torna a scendere uscendo da Mondavio e procedendo in direzione Orciano, dove si giunge intorno all'8° km dopo una salita lunga e difficile che culmina con l'ingresso nella cinta muraria e nel centro storico del paese. Io mi sono assestato intorno ai 6'15"/km e procedevo piuttosto tranquillo, correndo in un gruppetto formatosi prima di Mondavio insieme ad altri runners tra cui un riminese di nome Davide simpaticissimo, che non perdeva neanche un'occasione per provarci con tutte le ragazze che incontrava ai bordi del percorso. Quando ne vedeva una accelerava, le faceva una battuta e un apprezzamento, chiedeva il numero di telefono, le dava un bacio e poi ricominciava a correre come se nulla fosse successo. Un vulcano di iniziative e di battute in alcuni casi esilaranti che mi hanno aiutato per un lungo tratto a non sentire la fatica e i km macinati. Peccato che non sia più riuscito a tenerlo dopo i 16 km...
Poche centinaia di metri di selciato nel centro storico di Orciano e si è già fuori da questo terzo borgo in direzione di S. Giorgio di Pesaro, quarto paese murato che giunge dopo circa 13 km di percorso al termine - manco a dirsi - di un'altra salita, stavolta un po' più dolce. Si gira intorno alle mura entrando brevemente nel centro storico e poi si riesce in direzione di Piagge, piccolo paese a circa 200 m s.l.m., che si raggiunge dopo 16 km di corsa preceduto da altri difficili saliscendi che tuttavia consentono di godere di panorami bellissimi sulle colline circostanti. Dopo altri 5 km si arriva a Cerasa, dove c'è il passaggio al cartello e alla rilevazione tempo dei 21,097 km (Mezza Maratona). A questo punto manca "solo" un paese da attraversare, S. Costanzo, che arriva dopo altri 6 km e dopo la "mitica" salita di Solfanuccio (vedi oltre). Anche a S. Costanzo viene attraversato il bellissimo centro storico dove era presente un sacco di gente e di persone in costume tradizionale.
Per quanto riguarda la mia corsa, sono giunto alla Mezza con un tempo di 2h11', assolutamente non paragonabile né a New York (2h05') né tantomano a Milano (1h59'), ma malgrado l'andatura lenta, Davide e il vento che, pur essendo fastidioso, consentiva di non percepire il caldo, ero già piuttosto stanco e non stavo benissimo: soffrivo di un malessere diffuso, con un po' di mal di testa a fare da contorno a una situazione fisica non brillante. Ma tenevo duro: dopo aver mollato Davide e gli altri del gruppetto, mi ero accodato ai 2 pace maker delle 4h30' e riuscivo a tenerli bene. Ma non avevo fatto i conti con la salita di Solfanuccio che si affronta intorno al 25° km: un tratto di circa 1,3 km in ascesa costante, che sembra non finire mai e per giunta affrontato con vento contrario. Ho dovuto mollare il gruppo delle 4h30' e fare da solo salendo molto lentamente perché ero proprio stanco e provato.
Fortunatamente, dopo S. Costanzo e un altro paio di salite brevi, si affronta un'altra lunga ma dolce salita che conduce su una collina dove si transita al 30° km e da lì il percorso subisce un brusco cambiamento: le verdi colline marchigiane lasciano il posto a un panorama mozzafiato sul mare azzurro del tratto tra Fano e Torrette e in lontananza cominciano a vedersi il centro e il porto di Fano.
Lì comincia una lunga discesa di circa 1 km che porta a livello del mare e dal quel momento in poi il percorso è "piatto" se si eccettuano due cavalcavia da superare e il passaggio nel centro storico di Fano, in leggera salita.
A quel punto mancano ancora più di 10 km che ho affrontato a passo decisamente lento, alternando una corsetta leggera ad alcuni tratti al passo. Tra il 34° e il 35° km, come se non bastassero tutte le altre salite, si affronta un tratto di circa 800 m di sterrato nel greto del fiume Metauro e ovviamente le gambe, già molto provate, non ringraziano...
Al km 37 il percorso esce sul lungomare di Fano e poi, al 39° circa, rientra nel centro storico, in leggera salita. Quasi al 41° km si sale su una passerella sopraelevata che costeggia tutto il porto e da cui si domina completamente. Il traguardo è lì sotto, ma manca ancora un km: circa 500 m sopra la passerella e poi altri 500 a livello delle banchine della darsena turistica, dove sono ormeggiati yacht lussuosissimi. Ormai ero lanciato e ho anche superato un po' di persone che mi avevano passato alcuni km prima. L'arrivo è davvero ben fatto: si affronta l'ultima curva verso destra a circa 50 m dallo striscione e gli ultimi metri sono bordati dalle balaustre che però sono vicine tra loro, cosicché la folla è vicina ai partecipanti e crea un effetto di condivisione e partecipazione molto intenso.
Sono arrivato alle 13.48 a braccia alzate, con lo speaker che mi ha salutato dicendo al microfono "Complimenti anche all'Ing. Stefano Gentilini, pettorale n. 478, che ha concluso la sua prova...!!!". Ing. Gentilini?!?!? Eh sì, siccome la ColleMar-athon vale come campionato italiano di Maratona per Ingegneri, Architetti e Geometri, mi ero iscritto come Ingegnere... Che soddisfazione! Addirittura l'arrivo personalizzato!
Dopo aver ricevuto la medaglia da parte di alcuni ragazzi che sostavano dopo l'arrivo mi sono diretto al ristoro per rinfrescarmi e bere qualcosa anche perché mi sentivo davvero provato e stanchissimo. Il tempo di salutare mio cugino Massimo venuto da Senigallia per vedere il mio arrivo e poi ho ritirato la borsa e mi sono diretto alle docce dove sono riuscito a lavarmi e cambiarmi.
Il pasta party purtroppo non me lo sono goduto perché il treno per Milano partiva alle 15.11 dalla stazione di Fano, distante dall'arrivo circa 3 km che ho percorso camminando (e chi riusciva più a correre?) e mangiando nel frattempo il piatto di pasta e l'enorme panino previsto per tutti i partecipanti.
Sono salito sul treno dove credo di essermi addormentato dopo non più di 1 minuto...
Fin qui la cronaca. Ma permettetemi alcuni commenti.
Dicevo all'inizio della qualità dell'organizzazione: la ColleMar-athon ha già una fortuna e cioè quella di disputarsi su un percorso bellissimo, vario e suggestivo che va dalle verdissime colline dell'entroterra marchigiano all'azzurro del mare passando per castelli, borghi medioevali, siti panoramici, la spiaggia e il porto di Fano, etc..
Ma gli organizzatori sono davvero bravissimi, perché rendono questa corsa bellissima sotto l'aspetto dei servizi offerti: neanche a New York mi sono sentito così curato… Perfetto il pullman da Fano a Barchi, ampi spogliatoi, caffè espresso prima della partenza (e quando mai???), un volontario prima della partenza che mi ha chiesto "Tutto OK? Hai bisogno di qualcosa?" docce calde, massaggi e pranzo per tutti alla fine, bel pacco gara… Dicono che le cose ben fatte si riconoscano dai dettagli: beh, qui è stato tutto curatissimo, compreso il cerimoniale all'arrivo, dove la medaglia non viene semplicemente consegnata (in una bustina di plastica, sigh...) come purtroppo avviene in gare ben più blasonate come la Stramilano agonistica, ma messa al collo di ogni arrivato, a cui non viene fatto mancare neanche il "Bravo, congratulazioni!"
Al di là della prestazione non brillante, la forma fisica non ottimale e il tempo finale ben lontano da New York e Milano ma che mi interessava relativamente, è stata una corsa stupenda: una bella giornata di sole spesa in luoghi bellissimi che mi hanno spesso fatto anche emozionare mentre correvo.
A volte, quando mi chiedono perché mi sia messo a correre a 40 anni suonati e mi sottoponga alla fatica degli allenamenti, a sveglie all'alba anche alla Domenica e a sforzi certamente non "normali", non ho la prontezza per rispondere e colgo quel sottile velo di compatimento e di sufficienza negli occhi del mio interlocutore.
Da adesso in avanti, quando mi porranno la stessa domanda, saprò cosa rispondere: se correre significa anche passare giornate come quella della ColleMar-athon la mia risposta sarà "Perché non dovrei farlo?"
Ciao, Cor(r)o.
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